domenica 5 settembre 2010

Carpe Diem


La Selfarea è una delle migliori iniziative degli ultimi anni riguardo alle fiere del fumetto. Istituita a Luccacomics (& Games) tre anni fa, su proposta e gestione del Centro fumetto Andrea Pazienza, prevede uno spazio a disposizione delle autoproduzioni ad un prezzo ridotto rispetto a quello degli standisti normali, il tutto all'interno di una fiera di grande richiamo come Lucca.

Su questa esperienza scriverò prima o poi un pezzo, ma al momento voglio concentrarmi su un dettaglio della scorsa edizione (novembre 2009). Ogni anno viene organizzata all'interno della selfarea un'iniziativa che vorrebbe coinvolgere i gruppi presenti. Questa volta veniva chiesto di comporre una vignetta di una storia in continuazione (più o meno, poi ognuno inventa di suo e viola le regole, come insegna Moebius). All'uopo era stato ricavato uno spazio all'interno del capannone, dove un cavalletto e dei cartoncini bianchi, assieme a colore acrilico nero e pennelli, attendevano di venire utilizzati dai giovani artisti. 

Nei tre giorni della fiera io ero sempre di corsa. Allo stand di Anjce ci davamo il cambio con Miriam quando possibile, e ogni tanto uno dei ragazzi dello staff ci chiedeva se volevamo fare un disegno pure noi, e ogni volta che magari io avevo tempo il cavalletto era già occupato, dove altre volte invece il tempo mi mancava del tutto.

E poi arriva domenica sera. La gente comincia a sbaraccare, si fanno i conti, si raccolgono le autoproduzioni e si staccano i poster, e c'è una grande bolgia di gente e scatoloni. E quando entro mi soffermo a osservare i disegni, e comincio a pensare che è un peccato non essere riusciti a farne parte. I disegni attaccati alla parete sono davvero belli, ognuno diverso dagli altri, mille stili differenti, dall'astratto al fotografico, da quello buffo a quello cubista, uno spettacolo per gli occhi 

Però...

Però adesso il cavalletto è vuoto. Si, c'è una gran bolgia, ma volendo... si, ma poi che idea mi faccio venire? E sia, decido di sfruttare quei pochi minuti per fare il disegno promesso. "Guarda gli altri e cerca di continuarli..." mi suggerisce un ragazzo dello staff, apparentemente soddisfatto che alla fine pure io partecipi.

In pochi secondi che ti fai venire in mente? In questo caso una semplice estrapolazione: "Storia a fumetti - inizio - svolgimento - finale". Ecco, scrivo la fine. E lo faccio in maniera veloce (non ho una matita per abbozzare, mi arrangerò). Il pennello è medio, ma è saturo di colore fino a metà del manico, nessuno deve aver pensato di pulirlo dopo il suo utilizzo, o semplicemente è rimasto appoggiato all'interno del barattolo dell'acqua (una mezza bottiglia di plastica tagliata a metà) troppo a lungo. Benvenuto Cellini riuscì a far sembrare un'impresa titanica la fusione della statua del Perseo nel fondamentale testo La vita ("fondamentale" per chi studi storia dell'Arte, beninteso), io non ci proverò nemmeno a descrivere quei 10 minuti, con tutti che ti passano vicino portando qualcosa. 

E poi in fondo è stato divertente. E la mia idea per finire non era niente male.

La foto in apertura l'ho fatta pochi minuti dopo aver terminato il disegno, che è ancora sul cavalletto, poco prima che venissero a smontare tutto, e riuscendo ad aprofittare di un raro momento in cui non c'era folla. Quello in alto è il penultimo, il mio, ovviamente, l'ultimo.

Ecco uno dei motivi per cui i disegnatori ogni tanto aprono un blog: per raccontare storie simili e mostrare questi momenti, che altrimenti andrebbero perduti.

Da allora, ogni tanto mi capita, sopratutto mente aspetto che un semaforo diventi verde o facendo la fila in posta (oppure mentre qualcuno cerca di convincermi con abile dialettica che la sua gestalt è migliore della mia), ebbene in casi simili capita che la mia mente si inerpichi in variopinte astrazioni ed elittiche virtuosità, e improvvisamente decida di sfoderarmi delle domande fondamentali. E di colpo ti viene voglia di trovare le risposte a quesiti come "Perchè facciamo quello che facciamo?", "Che fine avranno fatto i disegni fatti nella selfarea?" oppure "Che cacchio metto come testata del blog?".

Poi il semaforo diventa verde, arriva il tuo turno alla fila in posta e squilla il cellulare del persuasore scassamaroni, e i tuoi cicli di pensiero riprendono il loro normale e rilassante schema analogico.

E quando trovi la testata per il blog, e rifletti che in fondo non è poi così importante sapere perchè fai quello che fai, ti rimane ancora una domanda alla quale cerchi risposta: che fine han fatto i disegni della selfarea? Qualcuno ne farà una pubblicazione? Qualcuno le ha fotografate e messe on-line? Qualcuno dei visitatori della selfarea si è soffermato a guardarli?

Variopinte astrazioni ed elittiche virtuosità, appunto...

1 commento:

  1. Caro vecchio Gek, ti scopro bloggante solo ora e ricambio al volo il link. Spero ti vada tutto bien e di vederti a Lucca, io ci sarò di sicuro.
    abbracci ;)

    un poncho indaffarato

    RispondiElimina