venerdì 15 luglio 2011

Quindici minuti

No, niente di nuovo per il momento. E' solo che recentemente ho scoperto, leggendo nelle statistiche del blog, che il post più visitato è tuttora questo, raggiunto tramite la ricerca immagini di Google.
E in una pausa di lavoro, in un giorno caldo e afoso, questo disegnatore anzichè staccare per un attimo come fa qualsiasi mortale, e uscire per andare a prendere un gelato, o girare su internet o leggere un libro o qualsiasi altra cosa faccia la gente normale, ha pensato bene di continuare a disegnare, ma solo per il suo personale divertimento.
Quindici minuti di pausa, il tempo di fare matite e poi ripassare a pennarello, poi ha ripreso a lavorare e a pensare ai massimi sistemi.

E poi, martellante e inesorabile, gli è venuto un pensiero: "Pensavi di avere scritto qualcosa di interessante e invece... è tutta questione di bambole!"

Ma in fondo è sempre meglio che postare foto di gattini cucciolosi, no?

Enjoy folks!

martedì 5 luglio 2011

In cerca di Mr. Deighton

I film li danno quasi ogni anno, e tutti - anche se non ricordano il titolo - ricordano la figura di Michael Caine con gli occhiali e l'impermeabile. E' Harry Palmer, l'agente segreto inglese protagonista di ben tre film, Ipcress, Funerale a Berlino e Il cervello da un miliardo di dollari. Anche se quasi mai vengono trasmessi secondo l'ordine cronologico, o tutti insieme come ciclo, non passa anno senza che passino in televisione. Che sia un segno che sono film che piacciono? O classici di Michael Caine?


Il "fenomeno" Harry Palmer nasce dalla creatività di Harry Saltzman, produttore di successo, e già socio di Albert Broccoli nella fortunata saga cinematografica di 007. Dopo aver prodotto lo 007 di "L'uomo dalla pistola d'oro (1974)" Harry lascierà del tutto la fortunata società. Ma già da qualche anno stava producendo film per conto suo, di un genere differente. E nell'anno in cui esce Thunderball (1965) volle avere un altro film con un agente segreto inglese. E se il primo era assolutamente James Bond di Ian Fleming, chi era il secondo più famoso agente segreto britannico? Vi dico subito che lo Smiley di John Le Carrè (La Talpa e Chiamata per il morto) era solo al terzo posto. Al secondo posto c'era un altro agente.


Non aveva neppure un nome. Tutti lo chiamavano "L'agente senza nome", e l'aveva creato lo scrittore Len Deighton.

Romanziere, autore di libri storici, così come libri di cucina (da non credere, vero?), continue ristampe, film tratti dai suoi libri, insomma, quello che si definirebbe uno scrittore di successo. Nato nel 1929 (quindi con i suoi bravi 82 anni a tutt'oggi), servizio militare in aviazione, diplomato con successo, una carriera come illustratore, e poi romanziere. Esperto di cucina per l'Observer, che gli darà una rubrica fissa, e per un brevissimo tempo anche produttore cinematografico per due film tratti da opere sue, dall'ultimo dei quali "Oh, che bella guerra" ritirò la firma a film finito, convincendosi a chiudere quest'ulteriore attività.
Harry Saltzman è un produttore di fiuto, e decide che si può ricavare qualcosa di interessante dai suoi libri. Chiama con lui nell'avventura parte della squadra che conosce dai tempi di 007: Jonh Barry per la musica, il montatore Peter Hunt, nel secondo film lo raggiunge anche il regista Guy Hamilton. Insomma, ci si dedica con anima e corpo. Ma qui arriva il primo unico vero problema dell'adattamento: l'agente segreto senza nome ha bisogno di un nome al cinema, e sarà quello di Harry (omaggio al produttore?) Palmer. Ironico che a doppiarlo in Italiano fosse l'attore Renzo Palmer.
Il resto è opera di Michael Caine: l'impermeabile, gli occhiali, Harry Palmer sarà da ora e per sempre il nome dell'agente senza nome.

Ricorda Deighton che all'epoca del primo film lui stesso era più famoso e popolare di Michael Caine. E Si può capire. Infatti, Deighton non era solo uno scrittore: era uno scrittore dannatamente in gamba.
Tre film ufficiali con Harry Palmer, due film TV prodotti da Michael Caine negli anni '90, ma senza riferimenti ai libri di Deighton, non è quello che si potrebbe considerare un successo?

Ma Deighton non si ferma qui. L'agente senza nome continua a uscire per qualche anno, ma con l'avvento degli anni '80 arriva il momento di evolverlo, di creare un personaggio nuovo.

Arriva così Bernard Samson: in fondo è la semplice evoluzione dell'agente senza nome: stesso stile di scrittura, stessi ragionamenti, è come ritrovare un vecchio amico, con la differenza che qui ha famiglia. Debutta in Gioco a Berlino (Berlin Game), primo libro della prima trilogia, quella che verrà indicata in seguito come Game, Set, Match.

In Italia Deigton è seguito con attenzione: negli anni '60 e '70 Garzanti pubblica molti titoli, tra cui tutto l'Agente senza nome: La pratica Ipcress (The IPCRESS File, 1962 - da cui il film omonimo), Neve sott'acqua (Horse Under Water, 1963 - romanzo dell'agente senza nome mai diventato film), Funerale a Berlino (Funeral in Berlin, 1964 - film), Un cervello da un miliardo di dollari (Billion-Dollar Brain, 1966 - altro film), Un posto caro per morire (An Expensive Place to Die, 1967 - altro romanzo inedito come film), a cui si aggiunge la storia libera degli allegri imbroglioni di Solo quando rido (Only When I Larf, 1968 - film che credo inedito in Italia, con David Hemmings e Richard Attenborough).
Poi arriva la Rizzoli, che in pochi anni pubblica una vagonata di roba, con molti volumi liberi: La spia di ieri (Yesterday's Spy, 1975); Brilla, brilla, piccola spia (Twinkle, Twinkle, Little Spy, 1976), e poi il sorprendente La grande spia (SS-GB, 1978), un poliziesco ambientato in un'ucronia, con i nazisti che controllano l'Inghilterra ; e quindi XPD (id, 1981);
Poi incomincia il primo ciclo di Bernard Samson: volumi cartonati, belli grossi, copertine colorate e accattivanti, in buona compagnia nelle librerie assieme agli omologhi volumi di Ken Follett, Robert Ludlum e John leCarrè: ecco quindi Gioco a Berlino (Berlin Game, 1983), Mexico City (Mexico Set, 1984) e L'ultima partita (London Match, 1985); per poi continuare con il prequel La famiglia Winter (Winter, 1987) e subito a seguire la seconda trilogia, "Hook, Line & Sinker": L'esca (Spy Hook, 1988), La trappola (Spy Line, 1989) e...

E basta. Già, Spy Sinker, che chiudeva e spiegava gli aventi dei libri precedenti, non vede la luce in italiano. La Trappola sarà l'ultimo libro inedito di Deighton pubblicato nel nostro felice paese. Eppure Deighton viene continuamente ristampato. Ci sono sempre un paio di libri di Deighton in qualche catalogo, oltre al libro storico sulla Battaglia d'Inghilterra (Longanesi). Tra i romanzi però questo onore spetta quasi esclusivamente a XPD e La Grande spia, e mai i cicli. Se qualcuno vuole l'agente senza nome deve cercare i volumi tascabili Garzanti del ventennio precedente agli anni '80, ma solo su bancarelle dell'usato o simili. E a parte Gioco a Berlino, gli altri libri di Samson non hanno avuto una ristampa: solo le prime edizioni. Perchè niente inediti?

E' lecito chiedersi cosa sia accaduto. Nel lontano 1990, non vedendo nuovi libri, cominciai a temere per la salute di Deighton. Insomma, qualche ragionevole dubbio ti viene, ti domandi per quale altro motivo un editore dovrebbe interrompere un ciclo (vendeva poco? Possibile?). Fu solo grazie all'avvento di Internet che scoprì... che era vivo e vegeto, e continuava a scrivere. Libri di cucina, libri storici e romanzi, con Bernard Samson e altri.

La triste verità è che a tutt'oggi Deighton pare essere stato cancellato dagli editori italiani. Sparito, non esiste più. Certo, non esiste nemmeno un'edizione disponibile e completa di 007 di Ian Fleming (ma di questo ne parlerò in un altro post), ma almeno gli inediti di nuovi autori di Bond escono. Così come gli apocrifi di Ludlum, e tutti i cicli popolari di Tom Clancy, ma nessuno pare interessato a Deighton.

Anni fa mandai una mail alla redazione di Segretissimo, per chiedere due cose: se potevano pubblicare i volumi saltati di Quiller di Adam Hall, e se c'era una possibilità per Deighton. La risposta mi arrivò un anno dopo (evviva la celerità), ma non era soddisfacente: gli inediti di Hall erano ristampe, e Deighton non era adatto a Segretissimo. Posso capire la seconda, ma insisto che gli inediti di Hall NON erano ristampe (ma anche di questo ne parlerò un'altra volta).

In Italia nessuno ha avuto l'occasione di leggere Spy Sinker (1989), l'epilogo che chiude la prima fase di Bernard Samson, così come ancora nessuno ha avuto notizia dell'ultimo ciclo di Bernard Samson, quello composto da Faith (1994), Hope (1995) e Charity (1996).

Poi Deighton si è fermato, ha continuato a scrivere libri di cucina (sua passione) e poca altra roba. Pochi mesi fa scopro The Deighton Dossier, un ottimo blog britannico dedicato a Deighton ed allo spionaggio in particolare, e grazie al quale scopro che il nostro è ancora attivo e in buona salute, e che in Inghilterra sta per partire una nuova ristampa dei suoi libri, sempre con grafiche di copertina spettacolari. Ma da noi nulla.

In Italia gli editori pubblicano tutto di tutti, le librerie sono piene di libri, che si ammucchiano negli angoli delle rivendite, sugli scaffali delle edicole. Ma a parte le ristampe di cui ho già parlato, Deighton è Scomparso. Interesse zero. Nulla, niet, nix, zero. E se qualcuno vuole recuperare la sua opera italiana, deve rovistare tra remainders e mercatini dell'usato.

Quentin Tarantino anni fa voleva dirigere Casino Royale, farlo in bianco e nero, ambientarlo negli anni '60 e avere Pierce Brosnan, ma non c'è riuscito. Qualche mese fa ha dichiarato di avere preso i diritti del ciclo di "Game, Set & Match" per farne un ciclo di film. Come devo reagire? Essere felice o preoccupato? Se deve essere un pretesto per fare come per il ciclo di Bourne, in cui Ludlum viene abbandonato subito e i film (per quanto belli, anzi, ottimi) proseguono per conto loro, allora grazie, ma no. La scrittura brillante di Deighton va rispettata, le sue trame non possono essere stravolte, e Bernard Samson non può diventare quello che sono Ethan Hunt e Jason Bourne, e cioè l'equivalente di James Bond per altre case di produzione. Bernard Samson che spara alle spie russe e salta sopra i camion, e corre sul tetto del treno, e si porta a letto la spia russa, usa gadget elettronici e salva il mondo con un martini in una mano e la pistola nell'altra, mentre la cinepresa a mano traballa e rende tutto incomprensibile?

No, eh? Non fate scherzi. Non ci provate, okay?

In fondo di adattamenti allucinanti come Io Robot ne basta e avanza uno solo.

Ma ridatemi Len Deighton. Please.

sabato 2 luglio 2011

Metà Oscure

Fu in un film che vidi diversi anni fa, ma di cui non ricordo l'esatto titolo. Era una delle tante riduzioni de "Il principe e il povero", il classico tema dei due sosia, scambiati per un equivoco o per qualche sordida trama (la seconda, in questo caso), una di quelle trame che gli scrittori nei loro libri di "consigli di scrittura" ti dicono di non usare mai a meno che tu non sia disperato e senza idee (le altre sono la caccia al tesoro e il pazzo che vuole distruggere il mondo), o non sia uno sceneggiatore di StarTrek Voyager, tanto per intenderci.
Comunque, in questa versione de "Il principe e il povero" (ignoro se sia presente anche nel testo originale) c'è una scena in cui il giovane principe, che si ritrova come straccione in mezzo alla strada, viene salvato dall'aggressione di alcuni ceffi da un avventuriero alla Han Solo, e si ritrova a viaggiare con lui per il resto della storia. Il principe ovviamente racconta di essere tale, ma nessuno, e tantomeno il nostro Han Solo, gli crede (in fondo il mondo è pieno di giovani visionari tutto sommato innocui). In questo momento si ritrovano in una taverna, e il principe è isterico, e grida a Han Solo "Come ti permetti di sederti di fronte a me? Sono il futuro Re, puoi farlo solo dopo che io te l'ho concedo!". Han non si preoccupa, è abituato alle esternazioni di quel giovane straccione che comunque è simpatico, ma interrompe l'azione di bere dal suo boccale, e rivolgendosi con esagerata deferenza al suo giovane "principe" gli chiede, in cambio dei favori che gli ha fatto nelle ultime ore (salvato dai ceffi, tirato fuori da almeno mille brutte faccende, pagato i pasti) di concedergli il privilegio unico di poter rimanere sempre seduto di fronte a lui. Il ragazzo si ferma un attimo a pensare, e poi acconsente, lo scambio gli pare equo.
Poi la storia si evolve, il vecchio Re è morto e deve essere eletto come nuovo Re, ma tocca al giovane principe di venire incoronato, e non il povero che è al suo posto, ergo è necessario che al più presto possibile, e possibilmente di nascosto, avvenga lo scambio di persona. Seguono scontri coi cattivi, e Han Solo, tuttora scettico sull'identità del suo giovane amico rompiballe, combatte e vince. Il principe riesce a sostituirsi in tempo, e viene incoronato Re.

Nell'ultima scena il giovane Re entra nella sala del trono per sedersi per la prima volta sullo scranno reale, la sua prima azione come nuovo sovrano, e tutti i dignitari si alzano in piedi. Con loro anche Han Solo, sbigottito nel vedere che il Re ha davvero l'aspetto del suo sciocco compagno. E' a bocca aperta e... in quel momento il giovane Re gli si rivolge, tra lo stupore di tutti i presenti, e dicendo "Tu no, Han Solo. E' un tuo privilegio, ricordi?".
Fine della vicenda, i nobili si chiedono chi sia quel tipo che siede di fronte al Re e brinda alla sua salute. E' uno che si è conquistato un privilegio.

Ci sono molti tipi di privilegi. Un politico pretende l'auto blu, l'elicottero di stato, il barbiere scontato, la tessera per lo stadio eccetera, e se è più scaltro chiede pure di venire coccolato e riverito, e magari anche mantenuto per il resto della sua vita a spese dello stato.
Per il calciatore il privilegio è l'ingresso gratis in discoteca, la Porsche nera e la velina da broccolare. Vincere un campionato del mondo? Bazzecole, non è quello l'obbiettivo principale, ci sono le scarpette da pubblicizzare. Ogni categoria ha i suoi privilegi pretesi.
Per il disegnatore medio è avere almeno il pass gratuito alle fiere. Se è fortunato ha pure il privilegio di avere le copie omaggio della sua pubblicazione, e se è molto fortunato lo pagano per andare da qualche parte. Altri privilegi? Dipendono da persona a persona. Ma per principio dovrebbe valere la regola, valida anche per qualsiasi essere umano, di non venire presi per il culo dal primo che capita.

Un esempio? Se conosco un amico da più di 10 anni, se ci conosciamo benissimo, se possiamo prenderci per il culo quando ci pare senza rimanere offesi, questo non autorizza uno più giovane che conosco da un anno a potermi prendere per il culo allo stesso modo perché noi lo facciamo. L'amico ha un privilegio, tu ancora NO!
Se mi dai un colpo dietro la testa perché lo trovi divertente, come faccio a non spiegarti che può essere divertente se hai 5 anni e sei in cortile di prima elementare, ma non lo è certo venti anni dopo tra adulti. Nemmeno se siamo amici di vecchia data. E se dopo tutto questo elaborato discorso per fartelo capire mi dai pure la botta sul braccio perché vuoi che ti ascolto, sappi che tale mossa NON ti è concessa, porca paletta, per lo stesso identico motivo, e non ti azzardare a darmi pacche sulla nuca pensando sia divertente, NON LO E'!
Ancora: tizia ha avuto un insegnante 20 anni fa, è diventato un suo grande amico, affettuosamente lo chiama con un diminutivo che può suonare irrispettoso, ma lui non s'arrabbia, la conosce e ricambia. Okay, il di lei figlio non può chiamarlo allo stesso modo: se lo fa lui, è un'offesa. Capisci la differenza? E' chiaro il concetto di privilegio conquistato sul campo? E se il ragazzo non capisce, hai la prova che la scuola non è più quella di un tempo.
Ma ci sono anche i privilegi che ti verrebbero concessi, ma che di cui non puoi usufruire: un amico lavora in un maneggio, e il suo lavoro è spalare rifiuti organici tutto il giorno; se lui si definisce uno "spalamerda" e lo trova divertente, questo non vuol dire che io possa chiamarlo così, anche se lui dice che non si offende: no, ma è offensivo comunque, e non fa per me, sorry. Puoi dirlo tu, ma se ci provo io, è uno spregio. Chiamatelo rispetto reciproco, privilegio, pessima abitudine, il nome non ha importanza.

E qui torniamo ai nostri disegnatori. Come dicevo sopra, non ne hanno molti, di privilegi acquisiti. Ovvero, qualcuno vorrebbero averlo, qualcuno ne hanno ma è condizionato, loro malgrado, al ruolo che ricoprono. Un po' come per un partecipante del Grande Fratello.

"Ecco Joey, dal Grande Fratello XXV!" Ovazione della folla televisiva.
"Ecco Domenico, da Zagor!" Ovazione della folla fumettistica.
"Ecco Giogi, da Zona X".......... Silenzio irreale tutto intorno. Due cespugli rotolano nel deserto.


I fatti: c'era una volta un disegnatore veterano, che ha lavorato per quasi ogni editore del passato, avrà disegnato oltre 10.000 pagine di fumetti popolari, pure tu l'hai letto quando eri un ragazzo, ha visto gente, fatto cose, difficili da ricordare tutte senza sembrare che se la stia tirando. E' invitato a partecipare ad una esposizione di originali, durante lo svolgimento di una fiera di fumetti, con annesso incontro col pubblico... ma quando anche tu arrivi in loco scopri che in lista è inserito dopo il giovane maestro, già "aiutante" (concetto infinito, anche lo sgommatore o il ragazzo dei caffè è un aiutante) dell'AUTORE. Vabbè, regole della casa, cosa vuoi che sia? Non sarà la prima volte e nemmeno l'ultima, suvvia...
Ma quando pure le hostess carine ti chiedono se vuoi assistere all'imminente incontro col pubblico del MAESTRO, il tenero Giacomo pensa che si rivolgano al veterano delle 10.000 pagine ("Si, voglio assistere!"), ma scopre subito che il riferimento è al giovane talento ("Vabbè... Allora anche no..."), e in tutto questo non ha nemmeno idea di quando parlerà il veterano (forse domani), allora cominci a pensare che qualcuno qui non abbia ben chiaro cosa sia un privilegio conquistato sul campo. Che le 10.000 pagine non contino nulla. Attenzione NON è colpa dell'autore giovane, pure lui è invitato allo stesso modo, non è lui il problema, ma chi ha organizzato il tutto. A chi non capisce la differenza. O pensa che la differenza (ma voglio credere non sia così) stia tra fumetto popolare (il veterano da 10.000 pagine) e fumetto artistico (l'aiutante del MAESTRO). E quindi secondo questa regola Jack Kirby o Milton Caniff vengono dopo Charles Schulz, perchè Snoopy è filosofia, Steve Canyon e i Fantastici Quattro sono semplice intrattenimento.
Lo sai, pensi che ci siano profondi equivoci in questo mondo di fumetti, fumettisti e appassionati. Che come avviene in qualsiasi altro campo ci sono le piccole ingiustizie e i meriti non meritati. Potresti pensare ai premi fumettistici, a quando quel tal premio - definito a suo tempo l'oscar del fumetto mondiale (ma dai suoi responsabili, non dal resto del mondo) - cominciò a essere assegnato a disegnatori che ti sembravano normali, con curriculum normali e pubblicazioni normali... ma che erano state pubblicate dall'editore che era pure l'organizzatore. Vabbè, hai sentito parlare dei premi letterari e delle loro ingiustizie, non puoi pensare che nel fumetto siano esenti da difetti? No, non lo penso, ma lo stesso modo capisco che il premio "assoluto", quello davvero meritorio, non esisterà mai, perché ci sono troppe variabili nelle regole di attribuzione. Ricordi quando un tuo collega amico si ritrovò candidato ad un premio importante organizzato da una celebre fiera di fumetti, e candidati con lui erano anche autori di fumetti... strani. Non brutti, ma decisamente "strani". Con cerchi o quadrati che parlavano, dove si esprimevano concetti, i colori si sovrapponevano senza apparenti regole, oppure erano del tutto senza testi (o impaginazione). E il tuo amico invece disegnava persone con braccia e gambe. A vincere furono quelli che sembravano amebe che parlavano (poco), colorate (poco) e disegnate (altrettanto poco). Qualche ragionevole dubbio sul premio ti venne già allora.

In quel momento la tua metà oscura cerca di prendere il sopravvento, sfonda quel muro che le hai eretto intorno per tenerla sotto controllo, e ti insinua nella mente il ricordo della lettura di un tipico curriculum, dei tanti talentuosi esordienti e aspiranti promesse del radioso mondo dei comics. Tutti ne abbiamo letti di simili, sono più o meno così:

Tal dei Tali
Ha partecipato alla mostra collettiva di Villa Romea di Steveriàn nel 1998, e infinite altre (seguono dieci righe con altrettante date e luoghi di mostre collettive); ha pubblicato sui volumi "Omaggio a Pazienza", "Omaggio a Giardino" (segue la lista di altre dieci pubblicazioni di omaggio a qualche autore), ha partecipato all'antologia "Mostri metropolitani" edita dal collettivo Metropoli nel 2003 (e altre 10 pubblicazioni di editori liberi e indipendenti), ha pubblicato storie a fumetti sulla rivista "Treno amico dei pensionati" e "le Ville venete e Napoleone", suoi disegni sono apparsi su Scuola di Fumetto, Fumo di China e Fumetti d'Italia, ed ha lavorato professionalmente con Bonelli e Topolino. Ha pubblicato diversi volumi con l'editore Tizio, e storie con Caio, Sempronio e Tribuzio. Ha tenuto un corso di fumetto presso il comune di Chieti nel 2007.

Intanto nel totale il curriculum è arrivato ad essere lungo venti o trenta righe, e concludi (sei giovane e ingenuo) che il tipo ne ha fatta di roba.

Il mio curriculum anni fa era questo:
Giacomo Pueroni, dopo aver lavorato nel campo della grafica, comincia a pubblicare vignette umoristiche su pubblicazioni amatoriali di Fantascienza. Poi entra alla Sergio Bonelli Editore e lavora su Zona X e Jonathan Steele.

Tre righe. Anche allungando il brodo, aggiungendo i nomi delle pubblicazioni amatoriali e qualche aggettivo colorato, al massimo arrivavo a quattro, sempre meno del giovane esordiente.
Ma quelle quattro righe (con aggettivo) volevano dire anche dire più di mille pagine pubblicate di fumetto popolare. Gli anni passano, e col tempo ho aggiunto i nomi di altri editori con cui ho collaborato, e il curriculum (senza aggettivi) è arrivato alla ragguardevole lunghezza di sei righe. Se aggiungo molti aggettivi posso arrivare a sette, forse otto. Di più non riesco, mannaggia. E le pagine disegnate e pubblicate nel frattempo sono prossime alle 2.000, se non l'hanno già superato.
Secondo voi, quale dei due curriculum fa più effetto?

Ora sei pronto affinchè la tua Metà Oscura prenda il sopravvento. Puoi rinnegarla, cercare di respingerla, ma è inutile, fa parte di te. E' la tua parte cattiva, quella che non subisce e si sfoga, che si prende i suoi 5 minuti di cattiveria, e rilegge il curriculum del giovane esordiente, sezionandolo col bisturi, per capire tra le righe che cosa DAVVERO ci sia scritto.


Ha partecipato alla mostra collettiva di Villa Romea di Steveriàn nel 1998, e infintite altre ( seguono dieci righe con altrettante date e luoghi di mostre collettive);

Un disegno in una mostra collettiva. Ne fanno tante, a volte ti puoi imbucare facilmente. Guadagno prossimo allo zero, ma se riesci a vendere l'originale, puoi considerarti molto fortunato. Ma non ti arrabbiare se in una collettiva dedicata alle rose nell'iconografia Art Noveau nessuno ha apprezzato il tuo omaggio ai Judas Priest.

Ha pubblicato sul volume "Omaggio a Pazienza", "Omaggio a Giardino" (segue la lista di altre dieci pubblicazioni di omaggio a qualche autore);

Stesso discorso di sopra. Ti chiama Caio Tizio e ti dice "Me lo fai un omaggio al Maestro, per un volume collettivo? Se sei esordiente lo fai, fai qualsiasi cosa. Anche un omaggio a Oesterheld, pure se non sai neppure chi sia o comecacchio si scrive, o ai Watchmen senza nemmeno averli letti. Chiaramente il disegno è aggratis, ma se sei molto fortunato ti regalano una copia del volume; se sei abbastanza fortunato ti fanno uno sconto sul prezzo del volume stesso; se sei normale devi comprarlo, ma se chiedi anche ai tuoi parenti e amici di prenderlo per sostenerti, l'editore te ne sarà grato, e forse a Natale ti inserirà nella mail collettiva di auguri.

...ha partecipato all'antologia "Mostri metropolitani edita dal collettivo Metropoli nel 2003 (e altre 10 pubblicazioni di editori liberi e indipendenti),

Pubblicazioni indipendenti... Se l'editore è in gamba potrà convincere le fumetterie locali a tenere in negozio qualche copia delle loro pubblicazione (carta patinata, bianco e nero, però con le sfumature di grigio, che fa fico, brossurato, ha 48 pagine ma pesa un chilo, e il prezzo da cartonato a colori). Non c'è la certezza che l'editore abbia l'abitudine di mandare gli auguri per Natale, meglio informarsi. Di sicuro, quando gli editori indipendenti compilano il loro di curriculum, il nome del giovane esordiente serve a riempire le duecento righe necessarie (trecento con un sapiente uso di aggettivi).

...ha pubblicato storie a fumetti sulla rivista "Treno amico dei pensionati" e "le Ville venete e Napoleone",

Riviste a modesta o anche grande diffusione, ma non specifiche di fumetti. In cui manca un editor con spirito critico. Puoi chiamare e proporti con una storia a fumetti, e il redattore responsabile ti ringrazia, ti dice sì, perchè gli togli il peso di dover riempire 10 pagine a parlare di treni per pensionati e ville venete e Napoleone. Guadagno probabile, o perlomeno possibile. Se sei molto fortunato è abbondante; se sei abbastanza fortunato ti intestano un'abbonamento; se sei normale chiedi ad amici e parenti di prenderlo per sostenerti. E' molto probabile che per Natale ti arrivino gli auguri stampati su cartoncino. Sai com'è, le riviste cartacee hanno ancora questa abitudine di usare la posta normale.

...suoi disegni sono apparsi su Scuola di Fumetto, Fumo di China e Fumetti d'Italia,

Potrebbero aggiungere qualsiasi altra rivista, tutti abbiamo avuto almeno una volta un disegno pubblicato su qualche rivista. Guadagno zero. Ma una riga in più nel curriculum.

...ed ha lavorato con Bonelli e Topolino.

Solo perchè sei un tipo preciso (le Metà Oscure a volte lo sono) vai a controllare: una storia qui e una sola là. Oppure trovi la sua pagina di Wikipedia, e scopri che ha colorato un numero di Prezzemolo. E non ti chiedi come mai una seconda storia non ha seguitola prima, perchè in fondo la risposta la sai: ma lasci che a farsi questa domanda ci pensi qualcun altro.

Ha pubblicato diversi volumi con l'editore Tizio

Talent scout che ti paga discretamente, si tiene gli originali, ti chiede di partecipare alle fiere e di fare promozioni - il pass te lo fornisce, almeno quello - ma ti borbotta dietro se non gli sei eternamente grato per la sua immensa generosità. Se sei sfigato, oltre a tutto questo ti stampa il volume in copisteria.

... e storie con Caio,

Editore che non paga, si sa, lo sanno tutti, e lo evitano come la peste, e se tanto mi dà tanto hai imparato pure tu a evitarlo, ma intanto va bene per il curriculum.

...Sempronio

Niente anticipo e 10 % sulle vendite, ma distribuzione pessima, quasi inesistente; puoi sempre ricorrere ai parenti.

...e Tribuzio

Gestita da curatore globetrotter dal curriculum immenso, ma mancante della dicitura - dopo ogni editore elencato nel suo di curriculum - della specifica "cacciato a pedate per dimostrata incompetenza".

Ha tenuto un corso di fumetto presso il comune di Chieti nel 2007

Ecco, se si fortunato qui hai preso molti soldi. Magari evita di dire che il corso era per i bambini della scuola materna, non da' valori aggiunti, anche se allungheresti di una riga il curriculum.

Messaggio Nascosto nel curriculum: ti mantengono i genitori, o hai un buon lavoro in banca. O sei ricco e basta, e i fumetti li fai per divertimento, un po' come faceva Pia Zadora ai suoi tempi.

No, i disegnatori non chiedono molti privilegi. Se li devono conquistare, ma alla fine poi non sembra nemmeno che siano così importanti., ed è un peccato. Così come non è importante nemmeno sfondare il tuo muro personale e lasciare sfogare il tuo Lato Oscuro: tanto poi torni a erigere il muro per tenerlo isolato. Ma è sempre lì, pronto a uscire.

Non provocatelo, mi raccomando.

Epilogo
Senza volerlo, a quella fiera di fumetti hai sentito una delle hostess carine che raccontava agli amici della sua serata precedente, con le amiche al seguito del giovane autore per bar. Non l'hai fatto apposta, si sono seduti nella panchina davanti allo stand in cui eri tu, coprendo la visuale della tua presenza al resto della fiera, e pure se stai facendo altro non puoi non ascoltare mentre racconta per dieci minuti buoni - non sottovoce - la serata di lei e le sue amiche al seguito del giovane maestro, con la voce piena di stupore.
Aspetti che finiscano. Che si alzino e si allontanino piano.
E poi, solo poi, cominci a ridere come un matto...