giovedì 6 ottobre 2011

Change the World


Osservo il mio iPod, penso che ha la batteria scarica, penso che dovrei collegarlo al pc e ricaricarlo. Poi penso che dovrei anche cambiare batteria perché la sua ormai è alla frutta, ma in fondo è tarocco, lo sapevo sarebbe successo. Ma se esiste, se qualche cinese ha pensato fosse il momento di copiare qualcosa di valido, è stato perché questo qualcosa di valido ESISTEVA, ebbene la colpa è di un uomo solo. Penso che se ho perso venti minuti buoni la settimana scorsa in quel centro commerciale facendo scorrere le dita sopra l'iPad, sentendomi smarrito e piccolino perché le dita facevano quello che prima dovevi fare col mouse, la colpa è dello stesso uomo, porcapaletta. E poi penso che mi sento davvero nel 21esimo secolo, e che il mondo di meraviglie tecnologiche di Blade Runner è a due passi, o a solo 5 minuti nel futuro.

Poi passo con lo sguardo su alcuni libri di Fantascienza inpilati in torri temerarie, nell'attesa di venire inscatolati senza venire letti, e mi dico che è bello averli, che un giorno riuscirò anche a leggerli, e ritorno col pensiero alla prima collana regolare di Fantascienza da edicola che sono riuscito a completare (Omicron, editore SIAD/Armenia, solo 7 numeri, nel 1981), che se un viaggiatore temporale viaggiasse indietro nel tempo e mi distraesse dal guardare i libri esposti in edicola, impedendomi di vedere quella copertina disegnata da Franco Storchi, di quel romanzo di Silverberg, magari non sarei mai diventato un lettore onnivoro di FS e adesso avrei un sacco di spazio in casa, e probabilmente un gatto a scorrazzare in quegli spazi vuoti. Chi fu il traduttore e curatore di quella prima collana? Colpa sua se incominciai, perché se per quel numero 1 avesse scelto una copertina differente forse non l'avrei mai preso?

Poi comincio a lavorare, perché devi cominciare prima o poi, anche se sei un libero professionista, e non puoi passare tutta la mattinata a a ricevere notizie tramite la rete. E penso alla cura che ci dovrò mettere, perché questo è quello che il mio curatore si aspetta da me, perché è tradizione della casa editrice, perché l'ho imparato leggendo un'infinità di ottimi fumetti fino quando il tutto non mi è entrato nel DNA, permettendomi di capire la differenza tra un lavoro fatto bene e uno fatto coi piedi, rendendomi impossibile ormai a continuare a leggere un fumetto se trovo che è pieno di buchi. Quando realizzi che è questo che ti dà la carica in questo lavoro, la vera differenza tra lavorare per l'editore A e lavorare per l'editore B. E mi ritrovo (evidentemente divago troppo col pensiero) a riflettere che anche qui la colpa è di un uomo solo.

Poi spengo tutto, e mi preparo ad affrontare il primo giorno del resto della vita, e penso che tra tutte le persone che faranno questa strada in mia compagnia non ci saranno più - oltre ai soliti Gilles Villeneuve e Philip Dick - nemmeno Steve Jobs, Vittorio Curtoni e Sergio Bonelli...

Si... sarà decisamente un viaggio meno avventuroso, ma sicuramente più triste.


"Because The People Who Are Crazy Enough To Think They Can Change The World, Are The Ones Who Do"

Steve Jobs


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